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23/10/2011 salutiamo un grande amico, che rimarrà sempre con noi! Ciao Marco... 58 forever.

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dai diari di viaggio di bigbore

Aperto da bigbore, 18 Aprile 2012, 22:56:57

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bigbore

Ragazzi, il tizio che va da pontedera a capo nord in vespa mi ha suscitato un poco di invidia e soprattutto mi ha fatto pensare che... beh, non sarò andato a capo nord ma di viaggi piu o meno lunghi e con mezzi talvolta di fortuna ne ho fatti. Come diceva luciano nel topic, l'avventura la trovi anche dietro l'angolo e... parola mia, di avventure non me ne sono mancate rimanendo in italia, girando con un 50ino e pochi, pochissimi soldi. Così, giusto per darvi un assaggio ecco che bigobre comincia a raccontare...

Sono circa le 4,30 del mattino, svegliarsi pesa.
L'idea è quella di farsi un bel giro su due ruote per andare in Toscana, a Livorno, con lo scopo dichiarato di prenderci un gelato in Via Grande; ma il tutto è celato dal gusto reale di viaggiare e di sfidarci, io e gli altri tre della banda.
Sbrando quel ghiro di mio fratello, e intanto vedo che albeggia con quella luce che solo a fine giugno, anno Domini 1979, puoi avere a quest'ora.
Facciamo in fretta a vestirci e a prendere lo zainetto con il "kit di sopravvivenza":
- Kway con pantaloni;
- soldi (pochi...);
- tre panini e acqua;
- la fida kodak instamatic.
La mamma si alza, nonostante sia abituata ormai alle pazzie di quelle anime perse dei suoi due figli, e vediamo che vorrebbe dirci di stare attenti ma, ormai lo so, quando lo dice siamo già per le scale a scendere in cantina dove riposano i nostri bolidi a due ruote, già preparati dalla sera prima con tanichetta di benzina, olio 2T di scorta, qualche ricambio e pieno fatto.
Sono quasi le cinque e l'aria fresca ma appiccicosa di Milano, all'alba, ci sveglia del tutto mentre ci accingiamo ad avviare i bolidi.

Anche l'avviamento dei mezzi è per noi oggetto di sfida.
Il mio parte sempre al secondo colpo grazie al buon SHB-18 correttamente tarato, e quindi scalcio sul kick-starter del mio Gilera 50 CB1,
[imgt]http://stores.zippymopedparts.com/images/InitialSet/Gilera_cb1.jpg[/imgt]
mentre mio fratello altrettanto fa sul suo Beta 50.
Ma lui è meno fortunato di me e gli tocca scalciare più di due volte: questa è vinta!
Andiamo subito verso lambrate dove ci attende, speriamo, Andrea detto Landrù e Lorenzo detto renzo (con la "Z" di zappa) per via di un suo "talento". In 10 minuti siamo al posto designato e, miracolo!, landrù è puntuale col suo fantic 4m e renzo col suo garelli. "Poche storie! siamo già in ritardo che alle 5 dovevamo essere già in via ripamonti direzione pavia..." dico io, ma la eccitazione rende tutti in poco logorroici per cui si parte ma dopo aver perso un buon quarto d'ora, pazienza recupereremo per quanto possibile sulle discese. Il piano di viaggio, pianificato con maggiore cura di una missione lunare per i rifornimenti, le soste, la gestione emergenze, le tappe ecc ecc viene ripassato e quindi insomma "vai che l'è ura!" Abbiamo davanti circa 380 km di strada, strada statale ovviamente con il passo della scoffera e del bracco che ci attendono. Se riusciamo a tenere una media di 40km all'ora riusciremo entro mezzanotte a rientrare. I mezzi raggiungono una velocità di punta di 80km ora abbondanti... speriamo che li reggano lungo la pianura fino ai primi pendii dopo tortona verso serravalle scrivia. Grazie alla mia indiscussa "veteranità" in merito a viaggi lunghi col 50ino, sul tragitto sono il capocolonna... si insomma quello che sa la strada e sul quale grava l'onere di non sbagliare lungo il tragitto e sopratutto conosce le inside del percorso! Una delle quali è la terribile e assolata pianura fatta in pieno giorno è micidiale per i poveri cilindri raffredati ad aria... rovente, pertanto dobbiamo attraversare il "deserto" con il fresco e quindi via all'alba che forse ce la caviamo senza grippate e arriviamo al fresco di serravalle scrivia entro le 8. Ma intanto siamo ancora in città lungo i viali cittadini e meno male che a quest'ora i semafori sono lampeggianti gialli e non trovi tutori dell'ordine che ti possono fermare e svolgere la solita manfrina (marmitta, carburatore, rumore ecc ecc) che se tutto va bene ora che iniziano a girare siamo già fuori città. Direzione Pavia adesso, mentre nel relativo fresco e umido del mattino il mio CB1 sembra volare ma forse è solo il rapporto un poco accorciato per salire agevolmente nei passi e infatti il betino di mio fratello detto dag mi supera in velocità, lungo la strada dritta come una retta degna di Euclide. Landrù col suo fantic 4m dotato per l'occasione di un mostruoso VHB da 24!!! ma carburato alla come viene è indietro, mentre lascia una scia fumosa che la rimane per kilometri. E glielo avevo detto che forse era meglio il 19 che aveva prima, ma lui, duro si illude di raggiungere chissà quali prestazioni. Renzo col suo garelli turismo sembra il più allegro mentre si gode il suo primo viaggio da quindicenne su due ruote, con un sorriso stampato in faccia visibile anche attraverso il cascone superintegrale ultrablindato da pilota di formula uno; non ci ha detto dove lo ha rimediato. Ormai manca poco a pavia, abbiamo attraversato solo il primo pezzo della pianura e comincia a fare caldo. Dentro l'abitato di pavia occhio ai vigili pavesi famosi per la loro inflessibilità ma per fortuna dobbiamo solo attraversarla, dritti dritti senza tanti giri. Ecco la statua della minerva, ecco li il ponte sul po che attraversiamo, da questo punto in poi simbolicamente inzia il vero viaggio, sono circa 50km dalla partenza e tutto va bene. Il CB1 va che è un piacere, come al solito del resto, mentre landrù forse capirà che quel 24 è un pelino eccessivo, fosse almeno carburato... in città si spegne se non smanetti furiosamente e poi, ora che si sgorga, ha perso 300 metri dagli altri. Si punta verso Casteggio adesso mentre si delinea quello che poi sarà l'assetto del viaggio. Io detto "il grosso" per via delle mie spalle larghe (e da questo si capisce il mio nikname sul forum) che sto davanti ma solo per brevi periodi per segnare la strada, il dag che tira come un disperato col suo betino, il renzo felice e beato col suo comodissimo garelli touring debitamente elaborato all'aspirazione con un 19 ma un poco stitico per lo scarico di serie, landrù col suo fumosissimo fantic sempre dietro che cerca di raggiungerci ma meno male che non riesce a superarci altrimenti ci avvelenerebbe tutti col suo fumaccio denso, pero 'sta cosa mi preoccupa perchè se fa fatica in pianura che farà sulle salite? rallenterà tutti come minimo sempre che regga quel povero motore, tirato alla disperazione per farlo andare un poco... sono quasi sicuro che non riesce a mettere e tenere la quarta. Siamo a casteggio intanto e sono circa le sette, forse davvero riusciamo a rispettare la tabella di marcia, direzione voghera adesso ma ecco il primo intoppo. Con il linguaggio dei gesti da sempre patrimonio dei motociclisti almeno fino all'avvento dei cellulari e/o delle radio LPD/PMR renzo mi fa capire che landrù e fermo; la tentazione di abbandonarlo al suo destino è forte. Nondimeno torniamo indietro e vediamo che rifornisce il suo fantic usando la scorta di benzina nella tanichetta. "cioè dimmi... hai finito otto litri otto di miscela per 70km!... mi sa che non puoi fare il viaggio con noi, torna indietro bamba che sei, te e il tuo 24!" gli dico ma poi mi accorgo che una levetta bianca, svettava dritta dritta dal corpo del carburatorone. Non aveva abbassato la leva dello starter quel bamba, cioè l'arricchitore da usare solo all'avviamento. E ci credo che fumava come una ciminiera della Falk e consumava come un alfa romeo giulia 1600 e che arrancava e che non ce la faceva. Si riparte dopo che l'altro bamba, il dag, dopo kilometri si era accorto di essere solo e tornato indietro, ci ritrova riuniti a sbeffeggiare landrù ma visto che ci siamo, facciamo il pieno ai serbatoi perchè quei tre litri circa fanno la differenza tra averne abbastanza da arrivare sicuramente al prossimo distributore aperto visto che il self-24h era di la a venire. Persa mezz'ora così come niente ma vabbè... siamo in marcia di nuovo e stavolta il fantic va meglio davvero che forse forse non ci abbandona. Arriva voghera, la città di Bandirola detto anche il leone dell'oltrepo, (che tra l'altro a inizio carriera correva con gilera se non erro) che in breve viene lasciata per puntare decisi verso tortona ultima tappa in pianura. La strada è pianeggiante con ampissime curve e in vista le colline indice di salvezza dal caldo che già di fa sentire. A dispetto del calore estivo, i 50ini vanno bene senza dare problemi nonostate ormai fissi a tutta manetta perchè la distanza che sembra non accorciarsi mai ti porta ad andare sempre più veloce in un giocare a rincorrersi tra i quattro... e qui non c'è storia, se la giocano il betino e il fantic che finalmente sgorgato da tutta quella roba che aveva inghiottito va davvero adesso e senza fare fumo, beh insomma quasi senza fumo. Il CB1 frulla che è un piacere ma è cortino di rapporti pertanto sono indietro a fare compagnia al renzo che col suo garelli stitico non riesce ad andare più di 70 all'ora pero ci arriva molto in fretta poi fa "muro" e mi sa che in salita sara un brutto cliente, lui peserà si e no 40 kg calzato e vestito mentre gli altri tre... Io, alias il grosso, alias big intanto tengo in serbo le carte migliori che ho da giocare sul percorso vero cioè i passi e le curve, eheheheheheh!... poi li voglio quei due la davanti a seguirmi appena la strada si fa tortuosa e saliscendi. Ho montato un bel paio di pirelli mandrake, belli tondi e grintosi, rapporti accorciati, forcella sostituita integralmente e un poderoso mozzo conico grimeca per le più micidiali staccate (oltre il limite naturalmente...), rispetto alla asfittica forcellina e allo striminzito mozzo originale non c'è storia! Il dag invece punta tutto sui cavalli del suo betino con carburatore da 19, marmitta sito che da una netta entrata in coppia e un allungo bestiale, il tutto condito dal grosso freno anteriore dismesso dal morini corsaro del suo fratellone. Landrù, la davanti a tutti entra per primo a serravalle scrivia che ci accoglie finalmente con l'ombra dei suoi viali alberati ma fuori orario di ben mezz'ora. Come concordato facciamo rifornimento e la fotografia di rito; sono tutti gasati perchè non avevano mai assaporato il gusto della libertà data da un viaggio, un vero viaggio oltre i confini dell'interland milanese, ma ora il gioco si fa duro prospettandosi 40 km di curve, finalmente, fino a busalla come antipasto e poi un susseguirsi di curve e controcurve del passo della scoffera per poi andare verso il passo del bracco.


ciao raga!... alla prossima
"Ecci alcuni che altro che transito di cibo e aumentatori di sterco chiamar si debbono, perché per loro alcuna virtù in opere si mette; perché di loro altro che pieni e destri non resta".

bigbore

#1
II puntata

Scongiurato il pericolo del caldo eccessivo, nell'assolata pianura padana, andiamo spediti verso Busalla, sempre sulla SS-35, che finalmente si fa più panoramica e coinvolgente nella guida.
Entriamo in Liguria e viaggiamo quasi sempre all'ombra di alberi a destra e sinistra e con la vista delle colline.
Il percorso è ancora abbastanza veloce, con dislivelli alla portata dei nostri 50ini che si difendono bene, tant'è che sorpassiamo anche qualche vettura.
Tutto sembra procedere per il meglio, e proseguiamo per arrivare a Pietrabissara, un paese di poche case spalmate lungo la statale; probabilmente per dare più protezione ai pedoni, hanno fatto dei marciapiedi alti più o meno 40cm.
Il Dag, che evidentemente aveva fatto questione di onore stare davanti a tutti, si gira per guardare dove sono gli altri e così facendo si avvicina al marciapiede.
Noi tre che siamo dietro vediamo nel volgere di pochi secondi il motorino strisciare con la pedana sull'altissimo marciapiede.
Il volo del Dag è acrobatico. E' sbalzato dalla sella, e cade di chiappe, strisciando sul marciapiede mentre il motorino libero dal conducente va serpeggiando da solo per qualche decina di metri sulla strada seminando la borsa appoggiata sul tubone centrale e la tanichetta di benzina, per poi cadere fermandosi dall'altra parte della strada.
Meno male che in quel momento non passavano auto altrimenti sarebbe stato ben peggio.
Tutti avevamo il casco, i guanti e i vestiti abbastanza protettivi.
Eravamo tutti giovani e quindi in grado di assorbire botte e dotati di quello spirito avventuroso grazie al quale mettevamo sempre in bilancio uno o più voli.
Il betino era integro a parte la pedana smangiata. Recuperata la borsa e la tanichetta che non si è rotta, il prode pilota, già in piedi, era rimasto in mutande visto che il fondo dei jeans si era abraso con il ruvidissimo asfalto del marciapiede.
Allora non esisteva ancora la moda dei jeans strappati, ma di sicuro se li avesse tenuti fino ad oggi quei jeans avrebbero fatto la loro sporca figura.
Ribattezzato in seduta stante il Dag "babbuino",
[imgt]http://www.varbak.com/immagine/babbuino-da-dietro-le-foto-nb18883.jpg[/imgt]
per via delle natiche abrase, optammo per una riparazione dei pantaloni con dello scotch da pacchi, quello classico colore avana; una generosa applicazione di giri e giri di nastro, e qualche qualche obiezione sollevata in merito alla possibilità, seriamente inficiata, di espletare le necessità fisiologiche.

Ripartiamo non senza qualche doloricchio inequivocabilmente denunciato dal frequente alzarsi dalla sella del babbuino... così impara!
La strada diventa davvero gustosa da percorrere adesso.
Si evidenziano finalmente le scelte tecniche che facilitano la vita in piega, ed il CB1 finalmente può dare sfoggio di se.
Il meglio deve ancora arrivare...Quando a Busalla giriamo verso sinistra, per Casella-Montoggio, sulla strada 226.
Le cose cambiano. Le salite sono vere, da seconda marcia, e con un continuo lavorare di cambio (con solo quattro marce) per andare su spediti.

Nel tratto che va da Montoggio a Laccio che la strada si fa davvero coinvolgente, un continuo curva-controcurva, senza un rettilineo degno di tale definizione.
Bene o male tutti e quattro i prodi avevano esperienze di campetti da cross, ma qui non c'è storia.
Emerge davvero il CB1 con i suoi rapporti meno lunghi degli altri e la ciclistica a punto.
Il gruppo si sgrana in fretta con Landrù che non si vede, indietro com'è; poi il Renzo, che grazie al suo peso piuma, va su come niente; poi Babbuino, che se la gioca con lui.
Davanti a tutti, e di un bel pezzo, il Big.

Eravamo già abbastanza in quota, ben dentro le colline, anzi montagne, suppergiù eravamo sui 600-700mt e qualcuno accusava già problemi di carburazione; qualcuno come il Landrù e il suo diffusore da 24.
Ad un bivio mi fermo, prima che qualcuno si perda nell'Appennino.
Dopo un pò d'attesa, durante la quale ho travasato la miscela dalla tanichetta al serbatoio, ecco arrivare Renzo e Babbuino... ma  Landrù? Dov'è Landrù?
Aspettiamo. E aspettiamo. Quando ormai stava per partire la spedizione di ricerca, lo vediamo arrivare con gli inequivocabili segni di un bel volo.
Dunque vediamo:
- leva del freno piegata;
- parafango grattato;
- jeans strappato al ginocchio;
- pedana grattata...
<< Ti è scappata la ruota davanti vero ?!? >>
Seppure il suo Fantic sia dotato di pneumatici da cross malconci che non tengono in queste condizioni, almeno gonfiarli a pressioni stradali...
Con l'occasione dico al Landrù di togliere il filtro aria che magari riesce a migliorare la carburazione, evidentemente grassa.

Ricompattato il gruppo, ripartiamo per affrontare il "Passo della Scoffera", quindi direzione Laccio-Bargagli.
Ancora curve e controcurve in abbondanza, in uno scenario bellissimo, che riusciamo a gustarci nonostante l'impegno messo nella guida, poiché le velocità non sono così alte da farci perdere di vista l'ambiente... tutto nel verde dei boschi e con la strada che si snoda in un continuo susseguirsi di sorprese fatte di piccole casette e paesini, con a destra il torrente Aveto e a sinistra il fianco del monte.
Come da istruzioni date, occorre seguire le indicazioni per Chiavari e basta; non a destra, non a sinistra.
Ognuno è libero di andare e seguire l'andatura più congeniale.
Inutile dire che nella realtà la cosa è stata interpretata come una sfida a chi arrivava per primo a Chiavari, e così fu'.
Ci andò bene perchè non trovammo tutori dell'ordine in nessuno dei paesini attraversati dalla strada, altrimenti come minimo una bella multa per eccesso di velocità e guida pericolosa (bella l'epoca prima degli autovelox...) ci sarebbe stata comminata, visto che le manette dei quattro motorini erano fissamente spalancate senza ombra di ripensamento.

La sorpesa venne dal Renzo che da conducente cittadino stava imparando in fretta a sfruttare il suo Garelli e si stava trasformando in un insidioso avversario; se solo avesse avuto un poco di velocità di punta in più ce le avrebbe date a tutti.
Il percorso, oltre che tortuoso, era anche ricco di pendenze che permettevano ora all'uno, ora all'altro, di recuperare o perdere terreno, ma in cui Landrù non riusciva a sfruttare quel carburatorone scarburato ed era quasi sempre dietro.
Solo grazie a qualche provvidenziale discesa quel povero motore riusciva a sgorgarsi e ci riusciva a riprendere.

La sfida vera però era in famiglia.
Come già si sapeva fin dai primi giorni, "Betino contro Gilerino", "Dag contro Big".
Entrambi avevamo il nostro piano tattico, nonchè segreti tecnici di messa a punto attuati all'oscuro degli altri.
Il Betino effettivamente aveva più motore ed andava via in velocità di punta ed accelerazione.
Dove il percorso era guidato recuperavo terreno perchè il Betino era meno a punto con le gomme.

Arrivammo a Chiavari. Primo arrivò il Dag, alias "Babbuino", con un vantaggio di qualche 100mt avendo sfruttato l'ultimo pezzo prima di Chiavari in dolce e quasi rettilinea discesa, dove con l'allungo del Betino e la velocità di punta mi superò.
Ma l'onore era salvo, visto che quasi sempre avevo condotto la "corsa".
Aspettiamo l'arrivo degli altri due, con qualche minuto di ritardo, ma tutti interi; il Renzo con un sorriso a 60 denti visto che si divertiva come non mai; il Landrù decisamente meno soddisfatto.
E' quasi mezzogiorno, facciamo i pieni ai serbatoi e tanichette.
Qualcuno dice che vorrebbe mangiare, però rimandiamo il rancio alla tappa successiva che è La Spezia, dopo il "Passo del Bracco", più o meno 60km, dove pensiamo di arrivare per le 13,30.


segue la prossima volta
"Ecci alcuni che altro che transito di cibo e aumentatori di sterco chiamar si debbono, perché per loro alcuna virtù in opere si mette; perché di loro altro che pieni e destri non resta".

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Grande racconto...Big!!!

Chissà cosa ne succederanno ancora...prima di Livorno!!!!!

Son qui che me la gusto!

sussulto


bigbore

ogni uscita lasciava il segno... anche fisicamente inteso il segno  :laugh: La banda di lambrate nelle sue scorribande era ormai conosciuta per le sue prodezze oltre i limiti consueti.
"Ecci alcuni che altro che transito di cibo e aumentatori di sterco chiamar si debbono, perché per loro alcuna virtù in opere si mette; perché di loro altro che pieni e destri non resta".

bigbore

#5
ebbene si! a causa la pressante richiesta per la terza puntata :laugh: mi vedo costretto a pubblicare un altro pezzo della epica gita della banda di lambrate:

Il passaggio dentro chiavari è solo un assaggio del pezzo di strada che porta verso sestri levante, saranno  stati 15-20km ma sofferti per via del traffico da e per le spiagge oltre a quello commerciale di ogni citta rivierasca che si rispetti e poi, sia chiaro! sono secoli che la SS-1 è trafficata. Fa un caldo boia coperti come siamo ma sempre meglio dei tedeschi che ci affiancano ad un certo punto con le loro BMW-R stracariche con pilota in tuta nera casco integrale nero, guanti neri, stivali neri e tutto sotto il sole cocente di giugno in liguria, unica concessione la visiera aperta ma neanche troppo. Mentre loro guardano noi e noi guardiamo loro in un impari confronto nonostante si fosse affratellati negli intenti, ma con mezzi, non solo meccanici, ben diversi, ci seguiamo a vicenda nel traffico cittadino prima di arrivare al passo del bracco. Chiavari, lavagna, cavi sempre nel traffico che neanche a milano...Usciamo da sestri e finalmente il traffico si alleggerisce, i quattro tedeschi ci superano forti dei loro coppiosi bicilindrici; ancora più avanti ed ecco il cartello che indica chiaramente l'inizio della salita e infatti poco dopo due o tre tornanti ci danno il benvenuto e preludio del resto della strada. Quel pezzo di strada percorso ci ha fatto perdere tempo e non poco, tocca fare il possibile per recuperare e stavolta tutti ben rodati sappiamo cosa significa la "frase prossima tappa valico del bracco per le fotografie di rito" e allora via tutti quanti a manetta aperta anche se ciò significa in salita, al massimo i 40-50 all'ora. Stavolta il CB1 con i suoi rapporti accorciati (e grazie anche al grandissimo manico di bigbore  :fuma: ) le da a tutti quanti riuscendo a tenere la quarta anche nei tratti in salita ogni tanto buttando dentro la terza per recuperare velocità. Il passo del bracco non è come un passo alpino cioè tornanti e salita ripida bensì una pendenza abbastanza costante con curve non troppo strette, insomma alla peggio devo mettere la terza e comunque riesco a superare qualche automobile; il resto del gruppo è lontano che non lo vedo ne sento più. Avanti ancora con decisione mentre i kilometri passano e riesco pure a guardare il panorama che e montagnoso e marino allo stesso tempo, nel primo tratto era pineta per poi diventare abeti da montagna ma con vista sul mare qualche 100mt più giu. A guardare dritto era il tipico scenario da alta collina-bassa montagna ma a guardare a destra si vede il mare e i paesini la sotto... le famose cinque terre. La salita diventa quasi impercettibile e infatti  dopo poco ecco il segnale del valico, uno spiazzo e un bar ristorante con moto e auto ferme.
Giusto per scrupolo guardo l'ora e vedo che ormai sono quasi le due, considerando che siamo a due terzi della strada, sette ore trascorse dalla partenza e all'incirca 200km fatti... mi sa che per mezzanotte non saremo indietro a milano ma vabbe... non era una corsa contro il tempo. Sposto un poco di massa dallo zainetto allo stomaco e mi rendo conto di avere sete e impellenze idrauliche che vengono espletate nel bagno del bar, esco e vedo i quatto tedeschi beccati a chiavari che guardano la cartina e in quel mentre arrivano renzo, dopo dag e buon ultimo landrù. Che mollaccioni!... lamentano fame, sete e pipi; vergogna! dopo solo sette ore di guida, guardassero invece me che non ho ancora bisogno di alcunchè! ma quei malfidenti non abboccano però. Pit stop per tutti allora, tre fotografie e via alla prossima tappa che, visto l'orario si decide di non passare dentro laspezia ma lasciarla fuori passando per oltrevara poi ceparana e sarzana, suvvia che il gelato che ci attende a livorno sarà senz'altro goduto.
Ripartiamo decisi e stavolta la strada è popolata di vespe piu o meno stracariche che vengono superate senza alcun ritegno, meste automobili spaventate dalle curve. Noi quattro sfruttiamo alla grande la discesa che è lieve e con poche curve e finalmente a landrù tocca la rivincita con il suo fantic che, alleluia, riesce a prendere giri in quarta inseguito dal dag, io e renzo dietro. Poi la strada diventa più ripida e con curve più strette mentre landrù rischiando di andare per alberi e funghi oppure vi verificare quanto sia abrasivo l'asfalto della aurelia, si vede costretto a rallentare e in un attimo gli siamo adosso tutti e tre. Quindi di nuovo cambio di posizioni perchè adesso ci vogliono più freni e manico che motore. Per ancora un un po dag sta davanti tutti con me e renzo a inseguire poi curva dopo curva lo riagguanto e, sorpresa, renzo mi segue tentando pure lui l'attacco al dag che viene superato da me e renzo a insidiarlo da vicino mentre Landrù... invece sparisce nelle retrovie.
Toh! guarda i quattro tedeschi che scendono con i loro pachidermi...la visione folgorò entrambi e in un attimo sentimmo "il vento divino" avvolgerci e vedemmo Asaiki Tamai invitarci al dovere....fascia bianca con sole nascente, preghiera agli antenati, bicchierino di sake e... BANZAI!
Prima ci davamo dentro ma adesso era questione di orgoglio e amor patrio percui dando fondo al coraggio (e anche all'incoscenza), manette spalancate, motori in pieno fuorigiri, staccate degne di Falappa (chi se lo ricorda....) cominciamo a recupare terreno in fretta e così, nei pressi di un paesetto chiamato Termine riusciamo a superare i quattro che magari erano solo intenti a godersi il panorama ma per noi fu epico!
Ormai lanciati verso traguardi eccelsi continuiamo nella folle corsa in discesa che tanto gli altri due sanno dove fermarsi e poi adesso che andiamo così bene vuoi mica rallentare... e così dagli dentro e ancora di più, arriviamo a una curva a destra un po traditora che sembra meno chiusa di quello che. Io tendevo ad allargare prima e chiudere dopo, il dag esattamente l'opposto per cui ci siamo trovati a centro curva appoggiati spalla a spalla costretti in una traiettoria che non prometteva nulla di buono a entrambi essendo il risultato una tangente che portava dritto dritto al paracarro esterno per cui attuammo la manovra prevista nel manuale pagina 57 paragrafo 5 punto 4 che si applicava a pennello alla situazione contingente.
freeeeeeeenaaaaaaaa!
Beh ci siamo stati giusti giusti... per cui senza dire bah! abbiamo ripreso come nulla fosse stato, giusto un attimino più lenti che tanto a quei crucchi gli abbiamo dato la paga.
Circa 20 km a la spezia e siamo ancora interi...noi due, mentre degli altri due non si sa... ma che San Fermo li protegga! per cui andiamo avanti fino a oltrevara dove si dovrà girare a destra per stare fuori da la spezia. Giunti al bivio aspettiamo e travasiamo dalla tanichetta; dunque questo è il terzo rabbocco per cui circa 11-12 litri di miscela al 4% per me e qualcosa meno per il dag, non male per 240km. Dopo un po arrivano Landrù e renzo e ci riferiscono che landrù è rimasto a secco e ha travasato tutta la scorta nel serbatoio pertanto occorre rifornire, che quei cinque litri non dureranno molto visto come beve quel fantic... beh meglio di prima, all'inizio del viaggio faceva forse 8-9km/l adesso farà si e no 14-15km/l. Il renzo col suo garelli dotato di cisterna da 13 litri stava da pascia come autonomia. Decidiamo di continuare che a ceprana troviamo benzina di sicuro invitando il landrù a non tirare come un dannato anche perchè tra me il dag e il renzo di miscela un litro a testa lo facciamo arrivare dove serve. 10 ore che si viaggia ma nessuno appare affaticato o accusa stanchezza, sarà l'andare in moto (eh!... beata gioventù!)
Si riparte seguendo il navigatore-capospedizione che in realtà è un pelo in difficoltà perche sulla cartina è semplice la cosa ma al suolo mica tanto. Improvvisando un poco e ostendando sicurezza tira dritto per ceparana come da piano di viaggio peccato però che a un certo punto tutte le indicazioni portano a laspezia che invece si voleva evitare. Tocca ammettere il bisogno di chiedere a qualche autoctono trovato il quale ci dice di tornare indietro e di andare a destra a quel certo bivo. Torniamo indietro e arriviamo al famoso bivio e andiamo a destra su per una strada che appare poco usata ma in ossequio alle indicazioni proseguiamo; stretta che due auto non ci passano immersa in una fitta boscaglia la strada diventa parecchio in salita con qualche tornantino... ma noi fiduciosi proseguiamo; poi l'asfalto finisce e la strada diventa sterrata, per carità non è che la cosa ci preoccupa ma siamo dentro un bosco bello fitto e dubitiamo che ceparana sia nei pressi come pure il famoso distributore di benzina.
Troviamo un cartello sgangherato che dice "Beverone 1km" e su per una salita sterrata bella ripida. Il capospedizione un attimino in difficoltà per quanto attiene la navigazione verso la meta ritiene opportuno andare su e trovare qualcuno cui chiedere indicazioni. Si va su e il primo vantaggio della scelta consiste nella uscita dal bosco fitto per arrivare su un spianata con qualche casa e una chiesa sul cucuzzolo nonchè la freccia indicatrice per "rocchetta di vara 25km" e "monte nero" ma sembra un paese fantasma questo, magari fanno tutti la siesta a quest'ora oppure davvero è un paese disabitato. Il panorama è bello, vista su un mare di vegetazione e qualche paesetto spalmato sui fianchi delle colline visibile in lontananza ma quanto a indicazioni nulla. Sarà meglio tornare indietro che qui finiamo in emilia che manco ce ne accorgiamo, ritornati al punto di partenza vediamo che di la si va verso oltre vara da dove eravamo arrivati ergo andiamo di quà; rifacendo il tragitto e stavolta andando piano vediamo finalmente una freccia "ceparana" che punta verso il nulla sulla destra dove non c'è strada, "sicuramente sarà più avanti la svolta malefica" si dice il navigatore e così si prosegue per la strada dove di svolte a destra proprio non se ne vedono mentre a sinistra di strade se ne sprecano. Andiamo avanti sempre più dubbiosi ma a un certo punto copmare un cartello "ceparana" prima di due case una destra e una a sinistra... poi piu avanti altre case e proseguendo scopriamo il resto del paese che davvero ha una pompa di benzina che sfruttiamo subito sia per la benzina sia per le indicazioni ulteriori. Ci viene indicata una stradina fuori paese che porta dritti dritti ad innestarsi sulla aurelia prima di sarzana e stavolta occhi ben aperti che questo giretto ha bruciato più di 60 minuti che però sarebbero stati bruciati comunque passando dentro laspezia, in compenso abbiamo conosciuto un paese fantasma  
 

Sono passati più di trent'anni da quel giorno... non sono più passato da li ma chissà com'è adesso la frazione Beverone? se è ancora un paese fantasma la cosa torna utile per darsi alla macchia se dovessimo in futuro scappare dalla moglie, l'amante o creditori spazientiti  :rotolol:
"Ecci alcuni che altro che transito di cibo e aumentatori di sterco chiamar si debbono, perché per loro alcuna virtù in opere si mette; perché di loro altro che pieni e destri non resta".

fabius1.9tdi


bigbore

#7
ed ecco la quarta puntata al fine di accontentare il folto pubblico  :cheesy:

Ecco sarzana! abbiamo lasciato alle spalle la parte più divertente del viaggio e per certi versi la parte difficile, siamo incolumi e smaniosi di gustare il gelato meta del nostro viaggio. Che noia passare dentro la città, qui non c'è storia... ma solo la necessità di passare in fretta i kilometri visto che ormai sono le quattro abbondanti e abbiamo 100km circa davanti. I km passano tutto sommato, mentre l'aurelia si snoda attraverso gli abitati, ora alberata ora senza un filo di ombra e così arriviamo a marina di carrara con i suoi marmi e le numerose aziende di taglio lungo la strada. A un certo punto renzo ci supera e lo vediamo fermarsi a una cabina telefonica buttandocisi dentro neanche fosse la salvezza da chissa quale mostruosa sciagura e quindi ci fermiamo domandandoci quale ragione avesse. Non diventa superman... e mentre aspettiamo che finisca la telefonata che si protrare "costruiamo" il gelato che ci attende, doppi, tripli coni sormontati da generose palettate di crema torroncino e amarena... no! menta-cioccolato e crema fiordilatte; rozzi e ignoranti! solo nella sua più classica incarnazione cioè cioccolato e vaniglia... e la cassata? ma sapete se c'è la cassata?... io voglio la coppetta con... a interrompere quell'onirico tripudio di gelato esce renzo dalla cabina con l'aria afflitta. Come da disposizioni ricevute dalla madre avrebbe dovuto telefonare alle 10,00, alle 12,00, alle 14,00, alle...  :nooo:
Immaginammo la scena mentre la sig.ra madre passava dall'ansia alla preoccupazione, all'infuriato al rassegnato al disperato al... insomma lo aveva già pianto morto, fatto il funerale e seppellito. Dense nubi scure e minacciose si stavano accumulando sul futuro motociclistico del renzino il quale però astutamente seppe sommergere la ansiosa madre sotto idilliache descrizioni di panorami e dell'ormai imminente arrivo presso la casa del suo parente, una zia che abita a pisa ecc ecc ecc.  Noooo!... che ci tocca adesso passare da tua zia a pisa, che manco sappiamo dove abita, che ci ritarda di una ora buona, che il gelato lo dobbiamo rinviare, che ci vorrano ancora due ore prima che... ma masticando amaro tutti quanti ripartiamo e visto che eravamo in tema, non prima di aver fatto una telefonata per rassicurare i rispettivi genitori della totale incolumità fisica, nostra e altrui.
Massa, forte dei marmi, lido di camaiore, viareggio, tutte località che finita una subito inizia l'altra in un continuo abitato sull'aurelia.
"Pisa 15km" ci dice il cartello mentre ormai il viaggio è diventato monotono visto che è tutto in piano e dritto, meno male che adesso entriamo in quel tratto di strada che lambisce la tenuta di san rossore, una boscaglia fitta a destra e sinistra e i famosi alberi della aurelia che puntuali ogni 30 metri ci accompagnano verso pisa raggiunta la quale il renzino doverosamente chiama la zia per farsi dire dove e soprattutto come arrivare a rendere doveroso omaggio. Ecco la cabina: mai gettoni non li ho, valli a prendere, dove?, li!... ha ecco, torna entra nella cabina telefona e... il miracolo avviene. La zietta pur con le lacrime agli occhi non può ricevere il nipotino perchè ecc ecc, il nipote disperato si rassegna all'oltraggiosa sfortuna e previa telefonata alla mamma rassicurandola sul fatto che era ancora vivo e che la zietta non poteva riceverlo ecc ecc ecc, il renzino esce dalla cabina e, sorrisone da 100 denti, ci dice: LIBERI!  Sentendoci dei graziati all'ultimo minuto, riprendiamo la marcia verso livorno ormai a portata di mano. Facciamo però rifornimento di benza perchè è sempre prudente averla visto che il self service non li hanno ancora messi in servizio (o così mi pare di ricordare  :conf:), Livorno arriviamo! orsù coraggio gli ultimi 20km poi... a noi il gelato!
Qualcuno vorrebbe già un acconto sul gelato mentre passiamo da tirrenia con suo clima vacanziero da località balneare e le numerose gelaterie ma sono gia le 18,30 e dobbiamo arrivare. Nella testa del navigatore-capospedizione però già da un po si è fatta strada la consapevolezza che il rientro non sarà certo nella giornata avendo accumulato  tre ore abbondanti di ritardo che a quest'ora dovevamo essere in direzione contraria e almeno a carrara. Daccordo che a giugno la luce dura fino alle 21,30-22,00 ma fare il passo di notte con le portentose luci dei nostri mezzi... e la benzina che trovermo solo nelle grandi citta di notte...In teoria avremo dovuto fare i pieni dalle parti di carrara o sarzana per le 19 per arrivare a genova verso le 22-22,30 e da li rifatti i pieni una tirata fino a milano senza problemi di sorta, ma così in ritardo non sembra fattibile.
Ecco che siamo a livorno, citta con la sua aria scanzonata e con i marciapiedi dai bordi arrotondati (cosa che mi ha smepre colpito) la banda si dirige all'assalto della gelateria di via grande, la via centrale di livorno.
Il tutto dovette sembrare ai più una scena tratta da qualche film di sergio leone. Quattro individui, spettinati,sporchi, puzzolenti e sudaticci, parcheggiano i loro mezzi altrettanto alieni tra la marea di vespine e motorini, glio occhi pallati e indefettibilmente puntati sulle vasche di gelato... e parlano una lingua strana. Si avvicinano al bancone e ordinano, poi in un traffico continuo passano ingenti quantità di gelato comsumate nel silenzio più rigoroso e rigorosamente in piedi a permettere la ripresa funzionale della componente corporea duramente sollecitata nelle 14 ore trascorse. Il più ingordo sembra il renzino che riesce a trangugiare oltre al gelato anche dei cornetti mentre il landrù preferisce intercalare alle coppette i famosi bomboloni che pur freddi vanno giù che è un piacere evidentemente. Insomma piu o meno una ora di tripudio alimentare che alla fine costò dei bei soldi mettendo a serio rischio il budget per il necessario carburante per il ritorno. Usciti dalla gelateria sempre sotto lo sguardo stranito del pubblico facciamo consiglio i cui punti all'ordine del giorno sono essenzialmente legati al rientro e  all'orario; pur illustrando con dovizia di particolari e dettagli nessuno sembra dare peso alla cosa probabilmente distratti dalla ingente massa di gelato ingurgitata e dalla consistente e attraente presenza di fauna locale.
Mentre eravamo seduti su una panchina di fronte al porto intenti a discutere, accompagnati dal lento dondolio delle barche e barchette, lo sciaquio dell'acqua e la complicata digestione, le ore di viaggio e un po di stanchezza, ci prende un abbiocco da competizione e in breve dormiamo tutti spalmati sulle panchine con davanti i nostri mezzi. Quattro cadaveri avrebbero avuto un aspetto migliore, forse è stato questo a tenere lontano curiosi e malintenzionati visto che avrebbero potuto fare di tutto a nostra insaputa nello stato comatoso nel quale eravamo sprofondati. Il capospedizione si sveglia e sono quasi le nove di sera mentre gli altri tre dormono beatamente ma vengon svegliati e messi davanti alla scelta: o affrontare il viaggio al buio con l'incognita benzina oppure dormire dove capita e muoversi alle prime luci dell'alba per il rientro e comunque telefonata alle rispettive basi per comunicare la scelta; si opta per il rientro ad ogni costo. Tutti sono resi edotti che si dovrà fare il possibile per mantenere la velocita e ogni sosta dovrà essere ridotta al minimo indispensabile che se davvero riusciamo a tenere la media in otto ore si può fare salvo imprevisti e accidenti il che significa a milano verso l'alba... l'impresa è ardua ma non ancora disperata. E allora via, più veloci che possiamo e, mentre salutiamo livorno, percorriamo l'aurelia in direzione pisa che già il sole stà tramontando, ancora mezz'ora e poi il buio ci accompagnera per tutto il viaggio.


...e non pensate che sia finita così la storia  sgrunt  Sto cercando nel mucchio fotografico di reperire qualche documento che sia scampato al disastroso furto di anni addietro ma temo che ci sia poco.

Ma, giusto per dare qualcosa al mio folto pubblico con cui raffigurarsi i mezzi, il web viene in soccorso. Pertanto ecco il fantic, stesso modello del landrù, il suo aveva il serbatoio celeste e i parafanghi di plastica e, se non erro, anche la borsetta nera sul serbatoio:
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mentre il garelli turismo del renzino ( o meglio sarebbe dire in prestito d'uso dal caro zio) eccolo qui. A memoria direi che è identico:
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Il CB1 rosso del bigbore... beh, sapete tutti com'è un CB1 vero? da non confondersi con il CBA  sgrunt

Il Betino... mi pare di avere una fotografia ma non di quella occasione specifica, vediamo cosa salta fuori dal mucchio.
"Ecci alcuni che altro che transito di cibo e aumentatori di sterco chiamar si debbono, perché per loro alcuna virtù in opere si mette; perché di loro altro che pieni e destri non resta".

bigbore

ecco un altro episodio della avventurosa gita

I quattro prodi viaggiano nel buio appena attenuato dai deboli fari dei loro mezzi, che si pretende daltronde dai miseri 18 watt totali prodotti dagli striminziti generatori?
Per quanto possibile si viaggia a tutta manetta con la consegna di avvistare ogni distributore aperto e tenere pieni i serbatoi, di tenersi in vista l'uno dell'altro senza allontanarsi che col buio se rimani indietro chi ti vede più?
Adesso sulla via del ritorno non c'è quella euforia che animava il gruppo nel viaggio di andata, sarà anche il buio e la stanchezza che comincia a farsi sentire.
Pisa è ormai alle spalle, poi tocca a viareggio e passiamo anche carrara come pure marina di massa. Ad evitare di perdersi di nuovo in qualche stradina verso qualche ignota località, avevamo optato di passare da laspezia dove speriamo di trovare un distributore aperto visto che finora nonostante la strada fosse l'aurelia nemmeno uno aperto.
Il traffico stradale è ridotto rispetto alle ore diurne il che ci permette di andare spediti e quindi la velocità media di percorrenza è buona.
Poco prima di laspezia troviamo un distributore aperto, nessuno lo ammette ma siamo grati di fermarci un poco.
Il benzinaio sulle prime era sospettoso, e ti credo!... con quelle quattro facce sporche, all'una di notte con dei motorini solo dei pazzi o delinquenti possono essere in giro; poi divenne chiaro che eravamo solo dei pazzi una volta che il benzinaio seppe che stavamo ritornando a milano in piena notte con dei 50ini.
Gli scrocchiamo l'uso del bagno giusto perchè si presenta l'occasione, diversamente nessuno si sarebbe fatto scrupoli di liberarsi dove capitava... il renzino non esce più, ma quanto ci mette?
Aspettiamo ancora ma dubitiamo che si tratti solo di emissioni liquide pertanto interpellando l'interessato al di la della porta ci viene confermata la situazione di emergenza intestinale.
Causa l'enorme quantità di gelato e brioches ingurgitata, il viaggio, la stanchezza e chissà cos'altro, l'apparato digerente del renzino si ribellò al trattamento poco riguardoso. Il benzinaio sempre più felice del diversivo che gli stavamo fornendo si fa una grassa risata e ci dice che per lui non c'è problema, si liberasse pure l'intestino con comodo il renzino.
Ma guarda te... anche la dissenteria ci doveva capitare.
Dopo mezz'ora il renzo esce lamentandosi che lui aveva mal di pancia già da Pisa e che ha resistito fino ad ora e che noi non ci siamo mai fermati un attimo per dargli modo di liberarsi ecc ecc. ma comunque esaurite le contumelie, dopo mezz'ora abbondante riusciamo a ripartire e proseguire nel viaggio di rientro con il passo del bracco che ci attende.
Da laspezia ad andare su al bracco la strada comincia a salire con una serie di tornanti che il renzo messo a capofila -così se deve infrascarsi per liberare l'intestino, lo capiremo al volo- affronta a velocità da lumaca tetraplegica visto che la strada è proprio buia, non ci sono i radi lampioni dell'aurelia o, per quanto rare, la luce dei fari delle automobili, qui siamo proprio al buio e i fari dei nostri mezzi sono appena sufficienti per vedere.
Il renzo non se la sente di fare da capofila allora va dietro e passa il dag davanti che sembra avere il faro migliore del lotto il landrù sempre dietro con quel rumore di aspirazione del suo scarburatissimo motore che, sia detto, resiste e va avanti nonostante tutto.
Mentre si sale, lentamente perchè la strada al buio non da certo confidenza, rifletto che da laspezia non abbiamo incontrato anima viva e che comincia a fare freschino sia perchè saliamo di quota sia perchè siamo in piena notte. I kilometri passano e arriviamo in cima al passo del bracco 380mt di quota e per celebrare la cosa nulla di meglio di un poco di pipi.
Qualcuno, sempre il solito, si lamenta di avere fame ma se la dovrà tenere visto che il bar ristorante è chiuso e non crediamo di trovare gran che durante la strada; il renzo certifica di stare bene e tutto sommato, come abbiamo scoperto e sperimentato, una volta che gli occhi sono abituati al buio la strada non è così difficile da vedere anzi... è meglio lasciare solo la luce di posizione in quanto la poca luce del faro serve solo a disturbare l'occhio accomodato per il buio notturno, inoltre passata l'ora critica del sonno, adesso siamo tutti più svegli e di buon umore.
Si riparte e stavolta in discesa il che se da un lato ci permette di andare più veloci che in salita, dall'altro non è che possiamo metterci a fare troppi numeri... di notte in discesa dal valico del bracco.... il buonsenso dice che non si dovrebbe.
Curva dopo curva andiamo sempre più veloci, questo perche adesso la luna e comparsa da dietro i monti e finalmente la strada si vede bene e allora giu come dei pazzi, euforizzati sia dall'inconsueto scenario notturno, con vista sul mare illuminato dalla luna sia per la luce che adesso piomba dall'alto e rischiara la strada che adesso da nera è diventata grigia il tutto per una visibilità insperata.
I kilometri fanno presto a scorrere, in quella magica atmosfera notturna dove oltre al divertimento della guida c'è anche la vista del mare e dei paesini della cinque terre la sotto... e così quasi senza accorgercene arriviamo a sestri levante.
L'aurelia a quest'ora non è trafficata a parte qualche furgone e caminoncino, la maggior parte delle gente dorme ancora mentre noi intrepidi...finiamo "spalettati" dalla pattuglia dei carabinieri appostata e debitamente occultata.
Probabilmente non parve vero di aver fatto una retata così golosa; quattro giovinastri in giro di notte a far casino sulla strada e magari pure ubriachi e chissa cos'altro, insomma un colpo insperato di fortuna a movimentare una notte noiosa.
Naturalmente l'eventualità di finire "spalettati" era stata presa in considerazione, pertanto avevamo le nostre carte da giocare e infatti la carta in questione era proprio il documento di identità, rilasciato dal ministero degli interni che avevamo tutti e quattro con noi, figli di dipendenti statali.
In quell'epoca avere quel documento era in pratica una specie di lasciapassare/salvacondotto agli occhi dei tutori dell'ordine e così fu anche quella volta; date le debite spiegazioni sul perchè come mai e dove fossimo diretti (da Milano?... a Livorno...? il gelato..? e adesso tornate a Milano?!... con i motorini?!?...).
Il tutto si risolse con un "attenti alla strada" quasi come se lo sbalordito brigadiere fosse un bonario zio che si raccomanda a quei suoi strani nipoti.
Diciamo che ci andò bene e che lo sbalordimento fece il suo effetto visto che i mezzi non erano proprio esattamente in regola col codice della strada e non vennero degnati di uno sguardo; e così, con cautela, ci allontanammo per proseguire il viaggio, saranno state suppergiù le quattro.
"Ecci alcuni che altro che transito di cibo e aumentatori di sterco chiamar si debbono, perché per loro alcuna virtù in opere si mette; perché di loro altro che pieni e destri non resta".

fabius1.9tdi


CFASD

Per non dimenticare...
12.02.2011 - Peppetdm900 : sempre con noi
23.10.2011 - Marco Simoncelli : ciao SuperSIC
30.09.2013 - Fabio : grazie di essermi stato amico
Erik55 - Motorino

Wieg1

#11
 :clap: :clap: :clap: grande!! ..purtroppo i marciapiedi stondati stanno sparendo anche qui!!

bigbore

ultima puntata del raid milano-livorno-milano


Ci allontaniamo da sestri levante per andare verso lavagna sempre cauti con la manetta e facendo i bravi ragazzi,
l'obiettivo è la strada 225 che porta nell'entroterra ligure, e poco dopo ed eccoci a Chiavari dove prendiamo la strada per
carasco e poi cicagna.
La strada che avevamo fatto di giorno, così rinfrescante e pittoresca, adessa è buia e fresca, anzi, proprio fredda; il gruppo compatto ormai rodato si dispone in formazione da viaggio con il Dag davanti poi il renzo, poi bigobore e dietro landrù. Arriviamo a Cicagna e l'aria è decisamente fredda e umida e infatti le mani ogni tanto stazionano sulla testata per riscaldarsi un poco ma indomiti proseguiamo per andare al passo della scoffera.
Dopo Gattorna la strada sale in fretta e troviamo pure un poco di nebbia ad accoglierci ma per dei milanesi che vanno in giro pure d'inverno su due ruote, la cosa ci fa solo sentire più "a casa" cioè umidicci e gelati.
Tra l'orario e la quota adesso fa un freddo boia rispetto ai calori diurni però in effetti adesso vorremmo avere un poco di quel caldo di solo poche ore fa.
La strada nonostante il disagio scorre per portarci verso il passo della scoffera raggiunto il quale, usciamo dalla boscaglia per avere finalmente una vista del cielo che ormai non è più nero bensì rischiarato dalla prossimità dell'alba, una cosa spettacolare che ci rianima un poco mentre proseguiamo lungo la strada verso montoggio accompagnati dal progressivo aumentare della luce e il cielo che cambia da blu profondo, al blu, al violetto via via sempre più chiaro.


Anche molti anni dopo, nonostante di albe vissute viaggiando ne abbia viste tante, nessuna di quelle ha avuto l'impatto di quell'alba sui monti liguri assieme alla "banda di lambrate" in sella ai nostri 50ini.

Dalle parti di casella il landrù va in riserva, e la cosa spezza quel particolare stato di grazia indotto dalla spettacolare alba, il ronzio regolare del motore, lo scorrere della strada, il sentirsi immersi nel paesaggio e il primo calore prodotto dalla luce solare...

Facendo sosta, travasiamo la miscela dalle tanichette al serbatoio, l'unico a non averne bisogno è il renzo che con la cisterna che si ritrova e il consumo irrisori del suo garelli, potrebbe arrivare tranquillo a milano.
Busalla è superata non senza subire lo shock del traffico cittadino che, seppure del primo mattino, è un duro colpo per chi arriva dalla parte notturna del nostro raid.
La SS-35 direzione milano ci accoglie con il suo intenso traffico di camion e vetture del primo mattino, un traffico lento per via delle curve che la strada in quel tratto presenta ma noi, motorinisti di lungo corso, sappiamo sfruttare l'agilità dei mezzi per sorpassare e andare spediti.
Ormai siamo un tutt'uno con i nostri mezzi dopo 24 ore che siamo in sella salvo brevi pause.
Il viaggo prosegue senza intoppi e a serravalle facciamo i pieni e con l'occasione telefoniamo alle rispettive "case" dimostrando così di essere vivi e vegeti (oltre che un poco stanchini in verità).
Un certo aroma di pane sfornato ci ricorda di certi doveri e nella prima panetteria aperta che troviamo soddisfiamo parzialmente la necessita di mettere in pancia qualcosa visto che ormai il gelato di livorno è solo un ricordo.
Memorabile il renzo che arraffa due biove e se le sbafa così al volo senza dire una parola, poi tracanna dalla bottiglia un mezzo litro di acqua e poi tira un rutto da grado 5,6 della scala richter.
Il landrù per non essere da meno libera l'intestino da una massa di gas degna di un giacimento di metano della siberia... il tutto avviene sotto gli occhi del pubblico presente di prima mattina al quale non può certo sfuggire la particolare presenza di quattro bruti sporchi e rumorosi e alcuni pure molesti; ce ne andiamo prima che il volgo poco sensibile alla gioia di vivere di quattro giovani, reagisca in modo poco urbano.

Direzione tortona adesso e mancano circa 90 km a destinazione, capiamo subito che la giornata sarà calda, bollente, non appena abbandoniamo i dolci rilievi di serravalle per affrontare la pianura padana, non sono ancora le otto che fa già caldo, un caldo umido e appiccicoso.
Adesso c'è la parte più noiosa dal viaggio con davanti gli infiniti rettilinei pianeggianti e il caldo torrido che si prospetta, inevitabilmente le manette arrivano al fondo corsa e così riecco la situazione da pianura ovvero massima velocità e gruppo sgranato con il dag e landrù che se la giocano in velocità e sempre più indietro il big e renzo.
Arriviamo a voghera, la attraversiamo e andiamo in direzione casteggio, ormai siamo solo ansiosi di arrivare visto che il viaggio non offre nulla di particolare e che la soddisfazione, in vista ormai, sarà di chiudersi in bagno e fare una bella doccia oltre alla opportuna abbuffata di cibo... 50km a milano dice il cartello e questo significa solo una ora sola di viaggio.
Le manette sono disperatamente spalancate nel tentativo di abbreviare il tempo che separa dalla meta ormai desiderata come una oasi nel deserto... sul ponte di mezzana il fantic di landrù ammutolisce.
Via via che tutti raggiungiamo il landrù che vediamo scalciare furiosamente per far ripartire il suo fantic; ci rendiamo conto con orrore che l'unico significato della cosa è un ritardo per bene che vada.
E il landrù dice: "si è fermata di colpo", "no, non ha rallentato...".
Lo smontaggio della candela, bagnata fradicia, rivela la cosidetta "perla" tra gli elettrodi; una ripulita e il fantic riparte... meno male.
Di nuovo il gruppo si rimette in marcia e il landrù di nuovo a tutta manetta di lascia indietro, lo ritroviamo alle porte di Pavia con l'aria gongolante di colui che sa di avere la moto più veloce del gruppo... contento lui, contenti tutti, basta arrivare.
Usciti da Pavia, affrontiamo il tremendo rettilineo di 30km fino a binasco sotto un sole cocente già alle nove del mattino e il landrù sparisce all'orizzonte riuscendo finalmente a prendere tutti i giri in quarta... che gli occorre almeno tre km di lancio prima di riuscirci.
Sarà che chi cerca guai li trova, sarà la sfiga, sarà l'ovvia conclusione di un trattamento sconsiderato, il landrù lo raggiungiamo mentre è fermo sul ciglio della strada seduto per terra e il fantic appoggiato al paracarro: "non va più e non è la candela, ho già guardato".
In quel momento sono certo che tutti e tre abbiamo pensato di prendere lui e il suo fantic e buttarlo dentro il naviglio che scorreva proprio li a pochi metri...
"ma Biiiip biiiip bibibip... non potevi stare con noi invece di tirare come un dannato?"
Sbollita l'ira del momento, si fanno le verifice del caso giusto per constatare che compressione=zero ovvero tritato di fasce o pistone bucato.
Fu così che facendo una cinghia con la cintura dei pantaloni attaccata al portapacchi del garelli del renzo, il landrù si fece gli ultimi 25km prima di arrivare a casa sua al traino del renzo, rallentandoci tutti quanti. Finchè era strada extraurbana si andava abbastanza ma in città fu il vero spasso con i semafori, il traffico e il dover frenare spesso.
Raggiunta la casa del landrù e abbandonatolo al suo destino, ci salutiamo con l'unica idea di mangiare e lavarci almeno la faccia 


L'avventura fini per me e il dag piu o meno alle 10,30 cioè dopo 28 ore per circa 750km e soste, volute o no, pari ad almeno 5 ore complessive di cui due di sonno.
Quando arrivammo a casa nostra e parcheggiamo in cantina i nostri mezzi... sembravamo degli scampati alla campagna di russia ma felici della eroica impresa che a distanza di decenni rimane ancora impressa nella memoria ed è argomento tutt'ora di accese diatribe.
Il landrù effettivamente aveva tritato le fasce e, dopo aver rettificato il cilindro mise al suo fantic un carburatore "solo" da 20mm, poi daccapo scasso tutto in fretta perchè non aveva ripulito il carter dai pezzi di metallo... il famoso trito di fasce, pistone e carter del landrù... spcialità della casa.
Il renzo pur divertitosi, per un po non fece più "gite" così lunghe con noi ma si affeziono tanto al garelli turismo, così tanto che suo zio dovette comprarsi un altro motorino.
Il big e il dag continuarono imperterriti a fare raid con i loro 50ini pur potendo permettersi l'uso di altre moto ma il gusto che si provava a viaggiare con i due tuboni non era riproducibile con altri mezzi.
E infatti, l'anno dopo, mentre io ero a fare la naja, quei due, cioè il dag e il renzo andarono in sardegna sempre con i fidi motorini.
Il landrù perso nei suoi innamoramenti folli che sembravano usciti da una operetta, lascio perdere le moto (per sembrare un bravo ragazzo...) per dedicarsi alla causa principale di decadimento maschile... ovvero loro...le femmine! Oggi però ha nel box un ducati ST-2 aconferma che alla fine la moto l'ha sempre vinta.

Se non fosse che oggigiorno per fare circolare un 50ino bisogna targarlo, assicurarlo, revisionarlo, patentarlo (il conducente), il tutto a costi paragonabili a una moto vera e propria, il bigbore si farebbe ancora oggi una bella  gita in toscana con il suo "nuovo" CB1... nonostante l'eta da parecchio non più da teen-ager  [saggio] lo spirito è ancora quello.
"Ecci alcuni che altro che transito di cibo e aumentatori di sterco chiamar si debbono, perché per loro alcuna virtù in opere si mette; perché di loro altro che pieni e destri non resta".

sussulto

w la fi.a oops le moto  :up:
bella esperienza

bigbore

gita al museo piaggio con successivo giro per le strade toscane.

Piccolo acconto:

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"Ecci alcuni che altro che transito di cibo e aumentatori di sterco chiamar si debbono, perché per loro alcuna virtù in opere si mette; perché di loro altro che pieni e destri non resta".