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Il vero spirito della dakar

Aperto da fanelliale, 08 Agosto 2017, 18:50:50

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lucakilm

Citazione di: Tgm50 il 19 Agosto 2018, 00:09:44
Continuo con il racconto di quella Dakar del 1992; non sempre ricordo il susseguirsi degli eventi e spesso confondo i ricordi con altre edizioni o altre tappe, d'altronde sono passati tanti anni e rileggendo certi articoli dell'epoca mi rendo conto che non sempre veniva scritto il vero, a volte veniva ampliato o sminuito il resoconto del raid Africano, non vi erano tutti i mezzi di comunicazione attuali.
La terza tappa da Sabah a Wah El Kdir era di 546 km  tutti di prova speciale, questa tappa era principalmente basata sulla potenza del proprio mezzo, sabbia morbida con anche qualche zona sassosa specialmente nel fuoripista. Il road book dava indicazioni per i primi 60 km, poi disognava seguire la bussola e trovarsi la strada. Non essendo nelle prime posizioni per me il problema della navigazione era quasi inesistente, avevo tante tracce da seguire ed essendo parecchio lento con la 350 Suzuki non sbagliai mai la direzione. Giunto al traguardo, all'aeroporto di Wah El Kdir, trovai parecchi aerei finti ( di plastica) costruiti per ingannare le ricognizioni militari degli altri paesi, una cosa molto strana ma vera.  In classifica finii quarantesimo, ma rimasi primo della categoria Marathon e anche primo della cilindrata fino a 500cc.

Invidia mista ad ammirazione! che esperienza meravigliosa...la foto che t ritrae di spalle e di fronte quell'oceano di sabbia e' fantastica, significativa per molti versi: avventura, timore ma anche e soprattutto tanto coraggio, vastita'....vabbe la smetto ma la foto e' da desktop immediato!!  :ita

vninja

Citazione di: lucakilm il 19 Agosto 2018, 17:15:49
Citazione di: Tgm50 il 19 Agosto 2018, 00:09:44
Continuo con il racconto di quella Dakar del 1992; non sempre ricordo il susseguirsi degli eventi e spesso confondo i ricordi con altre edizioni o altre tappe, d'altronde sono passati tanti anni e rileggendo certi articoli dell'epoca mi rendo conto che non sempre veniva scritto il vero, a volte veniva ampliato o sminuito il resoconto del raid Africano, non vi erano tutti i mezzi di comunicazione attuali.
La terza tappa da Sabah a Wah El Kdir era di 546 km  tutti di prova speciale, questa tappa era principalmente basata sulla potenza del proprio mezzo, sabbia morbida con anche qualche zona sassosa specialmente nel fuoripista. Il road book dava indicazioni per i primi 60 km, poi disognava seguire la bussola e trovarsi la strada. Non essendo nelle prime posizioni per me il problema della navigazione era quasi inesistente, avevo tante tracce da seguire ed essendo parecchio lento con la 350 Suzuki non sbagliai mai la direzione. Giunto al traguardo, all'aeroporto di Wah El Kdir, trovai parecchi aerei finti ( di plastica) costruiti per ingannare le ricognizioni militari degli altri paesi, una cosa molto strana ma vera.  In classifica finii quarantesimo, ma rimasi primo della categoria Marathon e anche primo della cilindrata fino a 500cc.

Invidia mista ad ammirazione! che esperienza meravigliosa...la foto che t ritrae di spalle e di fronte quell'oceano di sabbia e' fantastica, significativa per molti versi: avventura, timore ma anche e soprattutto tanto coraggio, vastita'....vabbe la smetto ma la foto e' da desktop immediato!!  :ita

Concordo al 100.....
Valter

Tgm50

Nell'ultima tappa altri due ritiri per il team Assomoto, le due Suzuki 350 guidate da Bonino e Della Santa non sono giunte al traguardo ( fortunatamente nessun infortunio, solo un cedimento fisico/morale da parte dei due piloti Toscani) che essendo alla loro prima esperienza, probabilmente non avevano una preparazione adeguata per una gara così DURA.
La tappa del 29 Dicembre che portava tutta la carovana a Tumu, confine tra Libia e Niger é stata una delle più impegnative, 520 km tutti di prova speciale. Nella parte iniziale tante pietre mescolate alla sabbia rendevano difficile e pericolosa la guida specialmente a noi con le moto, certi massi erano più grandi delle nostre ruote. Bisognava trovare un passaggio tra le montagne per superare il difficile passo ( Merriage ) che nella parte finale si rendeva quasi impraticabile vista la sua pendenza esagerata. Il road book quella mattina segnava con una freccia la direzione da seguire, erano disegnate due montagne con un valico al centro, solo che quella mattina sulla zona era calata una fitta nebbia ed era impossibile vedere le due montagne. Dopo i primi km, seguendo sempre le impronte dei concorrenti partiti prima di me, mi trovai in una zona piatta con tante tracce che giravano in tondo senza seguire
nessuna rotta, ed una visibilità ridotta a 20/30 metri. Cominciai anch'io a girare per trovare un'uscita, alla fine vidi una serie di riferimenti che facevano supporre al passaggio di almeno 8/10 motociclette, la pista trovata andava sempre più in salita con grandi difficoltà , vidi dei paramani rotti, una parte di capolino spezzata, ma le tracce proseguivano su per quella salita ( pensavo che auto e camion non sarebbero mai riusciti a seguire quel percorso) alla fine la grande sorpresa: erano 4/5 motociclisti, i primi in classifica, che avevano sbagliato strada lasciando quelle 10 tracce che mi avevano ingannato. Ritornai da dove ero partito, la nebbia si era alzata e le montagne raffigurate sul road book si vedevano molto bene, erano spostate di alcuni km rispetto alla direzione che avevo preso in precedenza, il passo che tentai di fare seguendo i riferimenti dei piloti più forti che mi avevano preceduto, era sicuramente più corto come km, ma insuperabile. In quella tappa dovetti anche sostituire la camera d'aria posteriore ( la gomma da 110 non consentiva la mousse, che all'epoca esisteva solo da 140), fu l'unica foratura  in tutta la gara. Giunsi all'arrivo con un notevole ritardo in quarantacinquesima posizione, persi la testa della categoria Marathon e anche la graduatoria di cilindrata fino a cinquecento, non mi preoccupai più di tanto, sapevo che la competizione finiva a Città Del Capo, ero solo alla quarta tappa ed ero ancora integro  sia di fisico che di mente.

federosso

...Infatti quando poi guidi una moto "tua" ti sembra sempre di essere riuscito a migliorare le cose che non ti piacevano, e anche se...non è così, si gusta più serenamente la guida! eggià... (Duc27)

Tgm50

30 Dicembre, Tumu-Dirkou 738 km naturalmente tutti di prova speciale, una classica ma con percorso sempre diverso rispetto alle passate edizioni. Spesso capitava di fare alcune parti di percorso in compagnia di altri concorrenti, o almeno di incrociarne durante la tappa, quel giorno mi nono fatto tutti quei km solo soletto contro quel deserto immenso, e anche al punto di rifornimento solo due persone tutte imbacuccate con i loro fusti di carburante.
La fotografia postata l'ho scattata mentre mi riempivano i serbatoi del Suzukino, la piccola macchina fotografica che avevo nel marsupio mi a permesso di immortalare, o farmi immortalare in svariati frangenti di quella gara, permettendomi ora con un solo colpo d'occhio di ritornare a quel momento e riportare alla memoria altre situazioni ormai dimenticate.
quel giorno conclusi la tappa in ventisettesima posizione con un tempo leggermente superiore alle 10 ore, che mi portava alla ventitreesima piazza della classifica assoluta, secondo della cat. Fino a 500cc e secondo anche della Marathon. La mattina successiva ripartirono 67moto delle 98 iniziali, ma non eravamo neanche a metà competizione che circa il 30% dei concorrenti era stato costretto al ritiro.
Altro ricordo, uno dei buoni benzina per i rifornimenti.

fanelliale

Oltre 700 km .....nel deserto.....da solo....
Cos'è che ti permetteva di mantenere la lucidità in quelle situazioni??

Tgm50

Citazione di: fanelliale il 24 Agosto 2018, 22:46:38
Oltre 700 km .....nel deserto.....da solo....
Cos'è che ti permetteva di mantenere la lucidità in quelle situazioni??
Solo testa, tutta testa.......ho sempre affrontato la Dakar consapevole dei rischi, della lunghezza delle tappe, e di tutti quegli imprevisti che capitano in una competizione così unica nel suo genere. Partivo con l'idea di paragonare la corsa Africana ad una GUERRA, dove la cosa più importante é portare a casa la pelle, ero talmente convinto e concentrato ogni volta che salivo in sella, che staccavo da qualsiasi altro pensiero. All'epoca avevo trent'anni, non avevo ancora una famiglia mia, non avevo figli, non avevo mutui/leaising, o tutto quello che ci preoccupa tutti i giorni. Adesso sicuramente non penso riuscirei più ad affrontare una corsa così pericolosa.

Matte

Tanto di cappello a te, complimentoni....... :ballo: :moto
Ciao
Paolo
Perché sono qui? Gilera KZ 125

husky64

Citazione di: Tgm50 il 24 Agosto 2018, 23:22:52
Citazione di: fanelliale il 24 Agosto 2018, 22:46:38
Oltre 700 km .....nel deserto.....da solo....
Cos'è che ti permetteva di mantenere la lucidità in quelle situazioni??
Solo testa, tutta testa.......ho sempre affrontato la Dakar consapevole dei rischi, della lunghezza delle tappe, e di tutti quegli imprevisti che capitano in una competizione così unica nel suo genere. Partivo con l'idea di paragonare la corsa Africana ad una GUERRA, dove la cosa più importante é portare a casa la pelle, ero talmente convinto e concentrato ogni volta che salivo in sella, che staccavo da qualsiasi altro pensiero. All'epoca avevo trent'anni, non avevo ancora una famiglia mia, non avevo figli, non avevo mutui/leaising, o tutto quello che ci preoccupa tutti i giorni. Adesso sicuramente non penso riuscirei più ad affrontare una corsa così pericolosa.

...ma anche un paio di @oglioni e anche contro@oglioni grossi come non mai!... :ok:
...certi sogni sono come le stelle...irraggiungibili...
però quanto è bello alzare gli occhi e vedere che sono sempre là...

  ..saluti,Lorenzo..

fanelliale

Citazione di: Tgm50 il 24 Agosto 2018, 23:22:52
Citazione di: fanelliale il 24 Agosto 2018, 22:46:38
Oltre 700 km .....nel deserto.....da solo....
Cos'è che ti permetteva di mantenere la lucidità in quelle situazioni??
Solo testa, tutta testa.......ho sempre affrontato la Dakar consapevole dei rischi, della lunghezza delle tappe, e di tutti quegli imprevisti che capitano in una competizione così unica nel suo genere. Partivo con l'idea di paragonare la corsa Africana ad una GUERRA, dove la cosa più importante é portare a casa la pelle, ero talmente convinto e concentrato ogni volta che salivo in sella, che staccavo da qualsiasi altro pensiero. All'epoca avevo trent'anni, non avevo ancora una famiglia mia, non avevo figli, non avevo mutui/leaising, o tutto quello che ci preoccupa tutti i giorni. Adesso sicuramente non penso riuscirei più ad affrontare una corsa così pericolosa.

Grazie per la risposta Beppe.
Vorrei farti anche un'altra domanda....
In una gara dove freddezza, concentrazione (tradotto due @@ così, e mi pare di capire che a te in quel periodo non mancavano), cos'è che realmente permetteva di fare ottimi piazzamenti?
Mi spiego meglio.
Come facevano ad essere "sempre i soliti" a dominare le tappe, o addirittura vincere la Dakar?
La Dakar mi pare di capire fosse una incognita per tutti, nel senso che l'ambiente era ostico per tutti.
Inoltre le capacità tecnico motociclistiche di tutti i partecipanti (non parlo di prestazione fisica), in quelle condizioni secondo me si azzeravano (troppe incognite, troppe le varietà di percorsi).
Mi viene da pensare che il mezzo e le potenzialità del team erano quelli che realmente facevano la differenza (come spesso succede)...con questo voglio dire che, secondo me, anche tu, se avessi guidato una Yamaha o una Honda ufficiale, avresti potuto, magari non proprio vincere la Dakar, ma di certo entrare l'albo dei più conosciuti campioni della Dakar....con questo non voglio né sminuire le doti dei conosciuti campioni ne idolatrarti eccessivamente.
Vorrei solo capire tu come avevi vissuto questa esperienza e se ritenevi, alla fine, passami il termine, di "meritare di più ".

Grazie



pegaso_grigio

E si, :up: nel mentre mi  godo i racconti son proprio curioso di sentire la risposta alla domanda di Ale...  :clap: :clap: :clap: :clap:




:cinema: :cinema: :cinema: :cinema: :cinema: :cinema: :cinema: :cinema: :cinema: :cinema: :cinema:
A volte la "macchina" del tempo.... è soltanto una moto


La cura per ogni cosa è l'acqua salata!  Il sudore, le lacrime o il mare.


A piedi cammino, con l' auto viaggio, con la moto sogno.

Tgm50

#131
Citazione di: pegaso_grigio il 25 Agosto 2018, 14:30:54
E si, :up: nel mentre mi  godo i racconti son proprio curioso di sentire la risposta alla domanda di Ale...  :clap: :clap: :clap: :clap:
Non é facile rispondere ad un quesito simile, però vi dico come la penso io: la Dakar è una corsa unica, non é paragonabile con altri Rally, anche se impegnativi, é una competizione dove ( come dicevo ieri, la testa fa la differenza ) e poi serve un mezzo fatto appositamente per quella gara. Adesso nelle ultime Dakar si può comperare una moto già pronta, e con il pilota giusto *vincere addirittura* questa maratona. Trent'anni fa era diverso, all'epoca chi vinceva la Dakar era sempre un pilota ufficiale, con un grande mezzo ( allestimenti milionari, moto prototipi, test in Africa ecc. ), un altro pilota come assistenza veloce, e con capacità di guida ad alto livello per poter tenere il passo dei piloti di testa, meccanici aviotrasportati, auto in gara con i ricambi più importanti come una ruota o un manubrio, più un camion colmo di ricambi e motori, anch'esso in gara e con magari un meccanico a bordo. Il pilota non doveva essere necessariamente un super campione di enduro o di motocross ( come Rahier, Lalay, kinigadner, Gio Sala, Peterhansel, ecc. ) , altri piloti di buon livello come Meoni od Orioli anno vinto più Dakar senza essere stati prima campioni mondiali. Io non penso di essere stato in grabo di competere con i primi in quella corsa, forse potevo essere appena dopo, come a volte capitava a Beppe Gualini, per fare un esempio, che pur non essendo stato un grande talento come guida, aveva una testa Bestiale ed un fisico olimpionico e spesso riusciva a trovare accordi con alcuni team per poter utilizzare moto ufficiali, magare della stagione precedente. Purtroppo invece altri campioni mondiali come Michele Rinaldi, Andre Malherbe, e forse altri, sono incappati in cadute devastanti con grandi danni. Si la TESTA, ma anche tutte queste altre cose determinanti e non accessibile a tutti.


:cinema: :cinema: :cinema: :cinema: :cinema: :cinema: :cinema: :cinema: :cinema: :cinema: :cinema:

Matte

Questa foto è bellissima, racconta molte cose.
Ciao
Paolo
Perché sono qui? Gilera KZ 125

milo


Tgm50

#134
31 Dicembre, Dirkou- N'Guigmi 601 km tutti di speciale.
Il deserto del Ténéré era quasi finito, ma anche questa tappa si riveló difficilissima, dune di sabbia molle rendevano la guida molto impegnativa, specialmente con un 350 poco potente. Bisognava farlo correre senza bruschi cambi di direzione che avrebbero causato affondamenti e di conseguenza ripartenze con il rischio di infossarsi nella sabbia sottile e magari cadere. Dopo Agadem il fondo diventava più compatto e polveroso rendendo il tutto più semplice. Oltretutto quella sera all'arrivo non ci sarebbero state le persone aviotrasportate, pertanto assoluto dovere di risparmiare la moto non avendo a disposizione nessun tipo di assistenza. Mancando i meccanici eravamo anche senza le tende dove dormire, e quella notte non ricordo proprio come l'ho passata, ma in quelle circostanze si era talmente stanchi che si dormiva ovunque.
A fine tappa le moto rimaste in gara erano calate a 52, io in classifica assoluta ero avanzato di una posizione, mentre in quella tappa ero giunto in  ventisettesima posizione come il giorno precedente.