La RC-R è la risposta della Gilera a quei clienti che desideravano un mezzo senza compromessi, con cui affrontare fuoristrada impegnativo se non vere e proprie competizioni. Presentata nel 1991 assieme a RC-C e Nordwest, si dimostra subito essere moto ben diversa dalle cugine, pur condividendone telaio e motore.
La filosofia su cui si basa segue l’animo iniziale avventuriero delle RC ’89, pensate appunto anche per l’uso “tosto”, ma ne migliora l’indole con modifiche figlie dell’evoluzione. Il design è veramente essenziale, con una mascherina con un piccolo faro singolo, senza frecce, strumentazione irrisoria e snelli convogliatori ai fianchi, in luogo delle estese carene delle altre RC.
Il comparto ciclistico si fregia poi di elementi di rilievo come la solida forcella e soprattutto il monoammortizzatore, entrambi marchiati Kayaba ed entrambi pluri-regolabili, elementi che garantiscono precisione e notevoli escursioni delle ruote (di cui la posteriore da 18”), davvero utili in fuoristrada. Il già grintoso Bi-4 viene ulteriormente spinto, grazie all’adozione di una cassa filtro ben più capiente e carburatori adeguatamente ritarati, il che fornisce qualche CV in più, ma soprattutto un tiro più pieno ai bassi/medi regimi, esaltato dalla rapportatura finale parecchio accorciata. Lo scotto da pagare è l’assenza della batteria e quindi dell’avviamento elettrico, ma dopo tutto si sa, il fuoristrada più duro non fa sconti alle comodità!
Nel 1993 viene proposta un’evoluzione della RC-R, che porta alla modifica di tutto il gruppo sella-serbatoio in modo da garantire una seduta più alta ed una maggiore mobilità longitudinale del pilota, collettori di scarico in acciaio inox, nonché una grafica rinnovata e decisamente più moderna. Compare anche una versione con avviamento elettrico, che mira a rendere più accessibile ai più questa moto. Quest’ultima versione, con le modifiche di elettronica al motore, vanta anche il Bi-4 con la maggiore potenza vista sui modelli prodotti in serie, ovvero 54,5 CV all’albero.
La RC-R è stata decisamente una delle moto meno vendute fra quelle motorizzate Bi-4. Il motivo risiede ovviamente nell’impostazione abbastanza estrema e senza troppi compromessi, legato ad un prezzo d’acquisto ben più elevato delle cugine di pari cilindrata, certo compensato dall’ottimo livello del comparto ciclistico. Chi se l’è comprata, l’ha fatto preferendola alle mattatrici giapponesi dell’epoca TT ed XR, meno potenti, meno raffinate, ma senz’altro meno costose e più agili da condurre in fuoristrada, scelta questa legata ad un telaio pensato ai grandi spazi dei rally-raid piuttosto che allo stretto fettucciato nostrano.
Ad oggi la RC-R resta una moto ancora affascinante e dotata di molte qualità, nonché con tutte le carte in regola per divenire un pezzo importante della storia della Casa di Arcore.